Charles Darwin – l’Origine delle specie e l’Origine dell’uomo

ARGOMENTI: l’Origine delle specie e l’Origine dell’uomo, opinioni e critiche alla teoria darwiniana, religiosità di Darwin.

Darwin (Shrewsbury 1809, Downe 1882) cominciò a riflettere sulla questione delle specie al ritorno dal viaggio intorno al mondo sul brigantino Beagle (1832-‘36) e nel 1858 rese nota alla società linneana di Londra la sua teoria, allegando a questa comunicazione un saggio di Wallace (1823-1913) che era giunto a conclusioni simili. L’anno seguente uscì Sull’origine delle specie.

L’ORIGINE DELLE SPECIE: La teoria prendeva le mosse dall’osservazione che nessun individuo è identico ad un altro (variabilità spontanea) e che gli individui tendono a riprodursi il più possibile (Darwin aveva letto il Saggio sul principio della popolazione di Malthus). Poiché nascono più individui di quanti ne possano sopravvivere, ne deriva una lotta per la vita fra i membri della stessa specie, nella quale vincono i più adatti alle condizioni ambientali, poiché adattandosi hanno maggiori probabilità di sopravvivere, riprodursi e trasmettere ai discendenti le loro caratteristiche vantaggiose. I discendenti, diventando sempre più numerosi, formano una varietà, quindi una sottospecie e infine una specie. Questo processo è guidato dalla selezione naturale, così chiamata per analogia alla selezione artificiale degli allevatori e orticoltori, rispetto alla quale è molto più lenta: ci si evolve accumulando gradualmente piccole variazioni. Queste modificazioni hanno diverse cause: la variabilità spontanea è quella principale, ma Darwin considera anche gli effetti dell’incrocio, le alterazioni dello sviluppo embrionale ed il cosiddetto fattore lamarckiano (l’influenza diretta dell’ambiente e gli effetti dell’uso o disuso degli organi). Darwin definisce le variazioni casuali in quanto non se ne conoscono le cause (ma ciò non significa che non ci sono) e poiché non si producono reagendo direttamente alle condizioni ambientali, non sono di per sé adattive, al contrario, nella maggioranza dei casi sono inutili.  L’ambiente e le relazioni ecologiche (Haeckel, biologo tedesco e fervente darwiniano, coniò il termine ecologia per indicare la scienza dei rapporti tra l’organismo e l’ambiente) si limitano a scegliere quali variazioni siano adatte; in ciò Darwin si allontana da Lamarck che considerando come unica causa delle variazioni l’influsso diretto dell’ambiente e l’uso degli organi, escludeva la necessità della selezione naturale, poiché si producono solo variazioni utili alla sopravvivenza. Una delle critiche alla teoria darwiniana verteva proprio sul fatto che essa non spiegava adeguatamente origine delle variazioni, ma passava direttamente alla questione dell’origine delle specie dalle varietà vantaggiose. Questo tuttavia appare come un punto di forza se pensiamo che la teoria lamarckiana, basata esclusivamente su una legge della variazione è stata abbandonata, mentre quella darwiniana, ammettendo diversi fattori, si è mostrata flessibile e aperta alle integrazioni derivanti dai progressi della genetica.

* Darwin introdusse nel pensiero scientifico un modo di concepire le specie detto “popolazionistico” e contrapposto a quello tipologico o essenzialistico: infatti la specie viene intesa come una popolazione di individui non identici, e non più come un’idea, un tipo, di cui gli individui sono copie più o meno esatte.

Dalla teoria Darwiniana deriva una nuova immagine della natura: l’adattamento degli organismi all’ambiente, che sembrava opera di un dio buono e saggio, diventa il risultato instabile di un processo che, privo di fini, causa uno spreco enorme di forme di vita.

L’ORIGINE DELL’UOMO E LA SELEZIONE IN RAPPORTO AL SESSO (1871): Darwin si sofferma sull’argomento dell’evoluzione umana ed usa come prove della discendenza dell’uomo dagli animali, le loro affinità morfologiche, fisiologiche e psicologiche (la paleontologia non offriva una documentazione fossile adeguata come riconosceva lo stesso Darwin). Per spiegare le caratteristiche inutili alla sopravvivenza, affiancò alla selezione naturale quella sessuale; inoltre, con la comparsa delle facoltà intellettuali, la selezione andò ad agire sulla struttura mentale più che su quella fisica: su questo punto Darwin si allontana da Wallace per il quale la mente avrebbe sottratto del tutto l’uomo dalla selezione naturale e capovolto i ruoli, rendendo l’uomo in grado di operare sulla natura.

Darwin rintraccia l’origine della morale negli istinti sociali degli animali, i quali sono capaci di comportamenti intelligenti ed altruistici (a prova di ciò riporta molti esempi); inoltre sottolinea il ruolo della simpatia (la capacità di immedesimarsi nei sentimenti altrui, secondo l’etimo greco sympatheia), come fondamento dei sentimenti morali e della vita sociale. La selezione naturale aveva fatto sì che i gruppi più coesi e solidali si affermassero sugli altri. La forma attuale della lotta per l’esistenza consiste nella competizione fra gli individui all’interno della società e fra le nazioni, ma la selezione naturale viene ostacolata da fattori come il progresso della medicina, il raffinarsi della cultura e della sensibilità, le leggi a protezione degli svantaggiati. Darwin, come Kant, rileva gli aspetti positivi della concorrenza, che induce gli uomini a progredire e, come Malthus, rifiuta il controllo delle nascite per motivi sia morali, sia biologici: la crescita demografica aumenta la probabilità delle variazioni vantaggiose (Darwin credeva nell’ereditarietà dei caratteri fisici e mentali acquisiti).

Sostennero l’importanza della teoria darwiniana Dewey (1859-1952), che la definì una rivoluzione intellettuale, Marx (1818-1883) e Freud (1856-1939). Fra le molte critiche, invece, alcune riguardavano la perdita della condizione privilegiata dell’uomo o questioni religiose, altre vertevano su questioni scientifiche: la mancanza di una documentazione fossile che provasse le forma di transizione ipotizzate (dai progressi della paleontologia, inoltre, emergeva un processo evolutivo che non sembrava casuale, ma lineare ed indirizzato fin dall’inizio verso una forma, quindi un’ortogenesi); l’inutilità delle variazioni impercettibili o l’eccessivo rilievo attribuito all’attività dei caratteri, molti dei quali sembrano inutili alla sopravvivenza. La teoria, poi, non poteva essere verificata sperimentalmente dato che gli allevatori riuscivano a produrre solo nuove varietà e non specie; d’altronde il meccanismo delle graduali piccole variazioni poteva spiegare le trasformazioni fino al livello delle specie, mentre per la macroevoluzione si presentava la necessità di ipotizzare “salti evolutivi”. Venne anche contestata la casualità come nozione non scientifica, non consona a quell’idea di scienza deterministica che, tuttavia, stava entrando in crisi, lasciando spazio ad una concezione probabilistica dei fenomeni naturali. Queste difficoltà portarono ad una proliferazione di teorie evoluzionistiche alternative: concezioni neo-lamarckiane, evoluzionismo finalistici e spiritualistici, teorie ortogenetiche.

RELIGIONE: Darwin, dopo un’iniziale adesione al deismo, divenne sempre più indifferente alle questioni religiose e finì per volgersi all’agnosticismo (termine coniato da Huxley). Soprattutto il protestantesimo cercò di conciliare l’evoluzionismo con la religione: anche se Dio non ha creato direttamente le specie, può aver almeno posto le leggi universali dalle quali sarebbe scaturito il suo progetto. La teoria dei salti evolutivi permetteva di salvaguardare l’unicità dell’uomo: la comparsa della coscienza, del senso morale, della parte spirituale, fu interpretata come un salto qualitativo. Inoltre la predestinazione richiamava una concezione fatalistica dell’eredità biologica ed il peccato originale poteva rappresentare l’innata malvagità dell’uomo causata dalla sua origine animale. Il problema del male si spiegava con il fatto che la creazione doveva passare attraverso violenze ed estinzioni per giungere a spiritualizzarsi nell’uomo. Il cattolicesimo, si mostrò invece più chiuso; tentarono una conciliazione Bergson, il paleontologo Teilhard de Chardin e il romanziere Fogazzaro.