Il Diffusionismo – Friedrich Ratzel e Leo Frobenius

INTRODUZIONE – il diffusionismo scaturisce dalla crisi dell’evoluzionismo ottocentesco, di cui vengono rifiutati, in particolare, gli schemi semplificativi aprioristici basati su congetture e con pretese generalizzanti. Il declino del paradigma evoluzionistico portò a considerare in modo diverso la presenza delle innovazioni presso i vari gruppi umani: l’evoluzionismo classico, confidando nell’unità psichica del genere umano, asseriva che tutte le società fossero in grado di produrre invenzioni e di progredire autonomamente; dominava quindi un’ipotesi poligenetica dei tratti culturali, la cui diffusione era considerata un fenomeno secondario. Lungo un percorso evolutivo unico, uguale per tutti, c’erano dei gruppi umani più arretrati che, tuttavia, si sarebbero sviluppati con il tempo essendo anch’essi in grado di creare innovazioni. Il diffusionismo, invece, accettò l’ipotesi monogenetica per cui alcune società sono in grado di produrre cultura e le altre possono solo riceverla dall’esterno. Le grandi invenzioni vengono fatte una sola volta e poi si diffondono attraverso le migrazioni o per imitazione. I diffusionisti non si chiedevano più da cosa ha origine questo tratto culturale? ma da dove proviene? – spostandosi quindi da un piano diacronico a uno sincronico.Ovviamente questa è una tesi che, mettendo in discussione l’unità psichica, tende a sfociare nel razzismo.

FRIEDRICH RATZEL

Ratzel era un geografo sociale e uno dei principali teorici del diffusionismo: propose una mappa globale delle culture che caratterizzano le diverse regioni e che possono diffondersi attraverso migrazioni e conquiste. Molte sue teorie oggi vengono rifiutate non solo perché hanno avuto conseguenze nefaste (come l’idea della cultura come organismo che ha bisogno di uno spazio vitale), ma anche perché sono viste come ipotesi di tipo essenzialistico, che considerano, cioè, le culture come delle entità solide, discrete, definite da confini netti e quindi essenzializzate.
Ratzel elaborò il criterio della forma che individuava un caso in cui si poteva dire con sicurezza che c’era stato un processo di diffusione: era il caso in cui un elemento culturale, presente in diversi gruppi, aveva ovunque delle caratteristiche simili non dipendenti dall’uso, presentava degli elementi formali ricorrenti non legati e quindi non dovuti alla sua specifica funzione. Ad esempio gli ornamenti: se due canoe provenienti da due diversi gruppi avranno gli stessi ornamenti, allora quell’invenzione si sarà diffusa da un gruppo all’altro, altrimenti è perfettamente plausibile l’ipotesi poligenetica. Ratzel non credeva nell’unità psichica del genere umano e pensava la cultura in termini di migrazioni e conquiste: la cultura si afferma attraverso conflitti in cui i popoli culturalmente più avanzati conquistano quelli più deboli e impongono la loro cultura.

LEO FROBENIUS

Frobenius teorizzò alcune concettualizzazioni come quella di cerchio culturale secondo cui le innovazioni tendono a diffondersi in cerchi, da un centro all’area circostante dove soppiantano i tradizionali assetti culturali e ne affermano di nuovi, destinati a loro volta ad essere sostituiti; infatti i cicli di cultura sono pensati come degli organismi vitali sottoposti al ciclo biologico, per cui nascono, crescono e muoiono (è un’interpretazione naturalistica e organicistica delle culture).
Un altro concetto introdotto da Frobenius è quello di paideuma, inteso non tanto nel senso greco di apprendimento, acquisizioni ottenute dall’educazione, quanto nel senso romantico di spirito del popolo, anima della cultura: una sorta di principio psichico fondamentale che determina i vari tratti culturali comprensibili più per intuizione che attraverso la razionalità. Come se le culture avessero un senso intimo comprensibile solo dal loro interno. Questa nozione contribuì a sviluppare quella di Weltanschauung poi ripresa dal particolarismo storico americano.