Ernst Mach

Mach (Brnoo 1838, Haar 1916) è stato un fisico, fisiologo e filosofo della scienza dal pensiero antimetafisico e radicalmente empiristico: tutta la conoscenza, anche quella che appare più astratta, deriva dall’esperienza. L’uomo, mosso da scopi pratici, primo fra tutti la sopravvivenza, stabilisce collegamenti nel continuo flusso di dati sensoriali, adattandosi così all’ambiente ed organizzando l’esperienza secondo nessi stabili e sempre più complessi e generali (una tesi formulata anche da Spencer). In questa prospettiva evoluzionistica, la scienza è un mezzo per sopravvivere, una “collezione di strumenti” creata a partire dai fenomeni osservabili, per le necessità della vita, ed anche i concetti, lungi dall’essere dati oggettivi, sono mezzi costruiti per fini pratici.

I processi attuati nella quotidianità vengono perfezionati dai procedimenti scientifici, che isolano alcuni aspetti della realtà e li trasformano in simboli, così da consentire di concentrare diverse esperienze passate in vista di utilizzi futuri. La scienza è un insieme di osservazioni circa le connessioni fra le percezioni.

Non esistono leggi della natura e le leggi scientifiche non sono fotografia della realtà oggettiva, come voleva Comte, ma formule matematiche utili all’interpretazione del mondo o espressioni linguistiche di idee che fanno ottenere il massimo risultato con il minimo “dispendio di energia” e nascono dall’esigenza di non rimanere estranei e confusi di fronte ai fenomeni. Le teorie scientifiche non sono soluzioni definitive, se non sono più funzionali vengono sostituite, come mostra la storia della scienza; da ciò si capisce che esse non scoprono leggi oggettive, ma interpretano la realtà relativamente alle conoscenze che si possiedono. Ciò non significa che le teorie sono costruzioni arbitrarie e che si deve accettare lo scetticismo ed il soggettivismo: infatti esse si basano sull’esperienza e vengono sostituite da quelle che meglio rispondono ai fatti.

Mach criticò anche la nozione newtoniana di spazio assoluto, considerandola una nuova costruzione dell’immaginazione, una critica che, per lo stesso Einstein, aprì la strada alla teoria della relatività.