Il funzionalismo britannico – Rivers e Hocart

INTRODUZIONE – Il funzionalismo britannico si afferma in concomitanza con il declino dell’evoluzionismo e del diffusionismo. Come il particolarismo storico, anche il funzionalismo sposta l’attenzione dalle generalizzazioni aprioristiche all’osservazione empirica, sottolineando l’importanza della ricerca sul campo. Inoltre sostituisce una prospettiva sincronica a quella diacronica, studiando quindi, non più i processi di evoluzione e diffusione avvenuti nel tempo, ma i sistemi di relazioni che connettono gli elementi di una società in un determinato periodo; quindi a livello temporale c’è staticità, la dimensione storica è secondaria e ciò che importa sono le funzioni sociali presenti. Alla base di questa ricerca di sistemi di relazioni c’è il pensiero organicista, perché ogni singolo elemento della società, con la sua particolare funzione, dipende dagli altri ed è per gli altri indispensabile. Tutte le varie parti di questo insieme complesso che è la società sono interdipendenti e concorrono insieme al funzionamento generale dell’organismo sociale. Altri due aspetti importanti, che richiamano il pensiero positivista, sono l’approccio naturalista e la pretesa di oggettività: l’antropologia viene vista come una scienza che, basandosi sull’osservazione di fatti sociali particolari, stabilisce delle leggi generali sul comportamento umano. In particolare il funzionalismo britannico diede avvio al filone dell’antropologia sociale, che è una sorta di sociologia comparata focalizzata sulla struttura, l’organizzazione, i sistemi politici delle società pre-industriali, che non avevano ancora formalizzato esplicitamente il potere di un’autorità statuale. L’antropologia culturale, invece, era più indirizzata verso gli aspetti culturali, le visioni del mondo, i sistemi di valori.
*Da ricordare che il funzionalismo non nasce in questo momento, ma era una prospettiva già sperimentata che interpretava i fenomeni sulla base della loro utilità sociale, delle loro funzioni all’interno del contesto. E’ un discorso che può anche andare a giustificare delle visioni conservatrici, perché può dare l’idea che ogni istituzione sia perfettamente integrata nella sua società e concorra all’equilibrio sociale.
RIVERS – nell’ambito dell’antropologia britannica, Rivers è il precursore dell’approccio etnografico: basò la sua riflessione sulla ricerca sul campo, intesa come lunga permanenza presso le società studiate al fine di comprendere dall’interno tutti i vari aspetti e fenomeni sociali, elementi che venivano ritenuti fra loro interconnessi, interagenti li uni sugli altri e pienamente comprensibili solo se contestualizzati. Quest’approccio venne in seguito definito olistico. Rivers fece una spedizione nello stretto di Torres e concluse che i nativi avevano sostanzialmente le stesse categorie percettive degli europei. Quindi contribuì a dare una base scientifica all’unità psichica del genere umano.
HOCART – si soffermò sulla funzione del rito, nel quale vide la prima forma di governo delle società arcaiche prive di stato. Prima che si affermasse esplicitamente un governo istituzionalizzato, c’era un’organizzazione di tipo rituale che incarnava implicitamente un apparato governativo. Questo perché il rito, secondo Hocart, è il primo atto associativo umano ed è una rappresentazione celebrativa di un ordine naturale improntato sull’abbondanza, sulla prosperità, adatto a soddisfare al meglio il fabbisogno della comunità. Nel momento stesso in cui gli uomini cercano di dare un ordine alla natura, ordinano i loro stessi rapporti e si danno un’organizzazione. Il governo si afferma proprio quando il rituale produce una specializzazione dei ruoli e una gerarchia di individui e gruppi dove il leader è colui che ha un ruolo centrale nel corso del rito. Ad esempio quando gli sciamani fanno la danza della pioggia, basandosi sulla magia omeopatica, non intervengono tanto sulla natura, quanto sulla società, perché ostentando una capacità di governare la natura, vanno ad occupare una posizione di potere.