L. Lévy-Bruhl – mentalità logico-razionale e mentalità primitiva prelogica

Lucien Lévy-Bruhl (1857-1939) fece delle riflessioni sulla mentalità primitiva che, secondo lui si distingueva da quella occidentale logico-razionale, poiché era mistica e prelogica. Mentre l’occidentale moderno crede nella ragione, il primitivo o il selvaggio crede nella magia: esistono due diverse strutture mentali, con differenti categorie, che implicano due diversi modi di vedere e capire il mondo.
Questa netta distinzione, sostenuta dal primo Lévy-Bruhl, aveva alla base l’idea che ci sono due modi di approcciare la realtà: uno di tipo empirico basato sull’esperienza e uno di tipo mistico che non fa vedere la realtà per quella che è, ma così come viene descritta dal mito accettato dal gruppo. Questi due approcci determinano due mentalità e di conseguenza due mondi diversi in quanto esperiti secondo categorie differenti. Ma queste categorie non sono innate, dipendono dal contesto sociale: di per sé gli uomini non si distinguono psicologicamente, chiunque, all’interno di una società d’interesse etnologico, acquisirebbe una mentalità prelogica.
Il prelogismo non è visto come una forma di pensiero irrazionale o un esempio d’ingenuità intellettuale (come ritenevano gli evoluzionisti vittoriani), ma è una forma di pensiero che consegue naturalmente da un contesto sociale in cui l’individuo non può sviluppare un giudizio individuale indipendente da quello della società, perché gli vengono imposte delle rappresentazioni collettive (concetto sviluppato da Durkheim) dettate dal mito. Queste credenze collettive escludono, inibiscono l’esperienza individuale; è un atteggiamento mentale che è stato dimostrato da molti sociologi comportamentisti, ad esempio l’esperimento di Asch mostra come la percezione del singolo può essere influenzata dal gruppo e questo spiegherebbe anche i miracoli, le apparizioni (forse l’uomo, essendo un animale sociale che difficilmente sopravvive fuori da un gruppo, ha conservato un istinto a conformarsi nato da necessità adattive).
Lévy-Bruhl elaborò una legge della partecipazione mistica, un principio che pervade il mondo primitivo prelogico facendo sì che la suggestione prevalga sull’osservazione, perciò tutto sembra permeato da proprietà magiche e la causalità dei fenomeni viene collocata in forze occulte. Di conseguenza se si cerca di modificare il mondo si viola un tabù, ad esempio non si possono modificare gli strumenti di lavoro per non comprometterne le proprietà mistiche.
Il secondo Lévy-Bruhl rifiutò quell’idea per cui esistono due mentalità totalmente separate e il moderno, con la sua mentalità logica fa derivare tutte le sue conoscenze dalla realtà, mentre il primitivo, con la mentalità prelogica, impone le sue credenze sulla realtà mettendo in atto una percezione selettiva ideologica che mostra solo i casi in cui lo stregone riesce ad avere buoni risultati. Questa mentalità mistica, osservò Lévy-Bruhl, è più accentuata nei primitivi, ma è presente in tutto lo spirito umano e se ne possono rintracciare degli esempi nella credenza nei miracoli o negli oroscopi.