Riforma protestante – dalle 95 tesi alla pace di Augusta

Ciò che dà il via alla riforma protestante è l’indulgenza plenaria concessa nei vescovadi di Alberto di Hohenzollern, arcivescovo di Magdeburgo, che con il ricavato della vendita delle indulgenze avrebbe ripagato la dispensa pontificia con cui Leone X gli consentiva di avere più vescovadi. Il papa, da parte sua, era del tutto favorevole alla vendita delle indulgenze perché aveva bisogno di fondi per costruire la basilica di San Pietro. Lutero, invece la vedeva come una mercificazione della grazia divina. Nelle Sacre Scritture e nelle lettere di Paolo, Lutero non trova traccia del ruolo della chiesa nella salvezza dei fedeli, perciò rifiuta la sua mediazione fra l’uomo e dio e sostiene che solo la grazia, donata volontariamente e gratuitamente da Dio, può salvare il cristiano, che deve solo aver fede. I sacramenti, le confessioni, le opere di bene, le offerte alla Chiesa, la devozione ai santi, il culto delle immagini o delle reliquie, sono per Lutero del tutto inutili ai fini della salvezza, perché né gli uomini, né la chiesa hanno il potere di manipolare la volontà divina per andare in Paradiso o per diminuire il tempo da passare in Purgatorio.
Le 95 tesi erano state scritte in latino ed inviate ad alcuni teologi, ma grazie alla stampa e alla traduzione in tedesco riuscirono ad avere una notevole diffusione, e ciò anche perché interpretavano bisogni molto sentiti nella società del tempo: la necessità di un rinnovamento morale e religioso, la volontà di stabilire un rapporto diretto fra dio e l’uomo attraverso il libero accesso alle Scritture e l’annullamento della mediazione ecclesiastica, il rifiuto di un clero eticamente corrotto e politicamente invadente. Le stesse autorità laiche territoriali non si opponevano alla diffusione di queste idee, perché erano interessate a ridurre l’influenza della Curia e ad appropriarsi dei beni della Chiesa. Cosicché, quando Lutero venne convocato a Roma per essere processato nel 1518, venne difeso dal suo signore, Federico il Saggio, duca di Sassonia, che impedì di farlo partire. L’elezione imperiale, che vide l’ascesa di Carlo V, fece passare la questione in secondo piano, finché nel 1520 la dottrina luterana venne condannata dalla bolla Exsurge Domine da Leone X.
Nel frattempo Lutero continua a definire la sua dottrina con una serie di scritti, come La cattività babilonese della Chiesa in cui sostiene il diritto di ogni cristiano di interpretare liberamente la Bibbia, che a tal fine viene tradotta e pubblicata nella lingua nazionale, di predicare e di amministrare i sacramenti, secondo la dottrina del sacerdozio universale. Nega la validità dei sacramenti, ad eccezione del battesimo e dell’eucarestia che, comunque, vengono interpretati diversamente (il primo non elimina il peccato originale, ma semplicemente simboleggia l’entrata del cristiano nella comunità, quanto alla seconda viene negata la transustanziazione). Lutero rifiuta anche il celibato del clero, che non forma un ordine separato rispetto ai fedeli.
Sebbene nel 1521 venga scomunicato, le sue idee continuano a riscuotere ampio successo, grazie alla propaganda di seguaci come Melantone ed alla circolazione di testi e immagini stampate (la riforma protestante seppe giovarsi ampiamente dell’invenzione della stampa, avvenuta nel 1455).
Dopo la scomunica, Carlo V cerca di promuovere un accordo fra le due parti: convoca Lutero di fronte alla dieta imperiale di Worms, ma non riesce a dissuaderlo da nessuna delle sue tesi, perciò deve bandirlo dai suoi territori. Tuttavia Lutero ha l’appoggio del duca di Sassonia, che lo accoglie nel castello di Wartburg, e di alcuni principi e governi cittadini, che nel rispetto della Riforma cominciano a confiscare i beni della chiesa, mentre i fedeli che pretendono l’applicazione del luteranesimo, non di rado ricorrono alla violenza distruggendo reliquie e immagini sacre. Le idee di Lutero appaiono anche come un mezzo per scardinare l’ordine socio-economico esistente ed è in questa veste che si diffondono nelle campagne: nel 1524 le comunità contadine del Baden si rivoltano, in nome del Vangelo, contro i feudatari per recuperare i diritti comuni sulle terre e ridistribuire equamente i beni e il potere. Le agitazioni interessano molte aree della Germania e della Svizzera e provocano reazioni molto dure da parte dei principi.
Lutero, da parte sua, incoraggia la repressione: non vuole che il suo pensiero venga radicalizzato ed usato come strumento di insubordinazione sociale e così conserva l’alleanza con i ceti dominanti. Anche Carlo V vuole mantenere buoni rapporti con i principi, soprattutto per esigenze belliche: era infatti impegnato in diversi conflitti, contra la Francia e gli ottomani. All’inizio mantiene, perciò, un atteggiamento conciliante, concedendo anche una certa tolleranza, ma in seguito, quando la situazione internazionale si ristabilisce, decide di riaffermare l’uniformità religiosa nell’impero e nel 1530 convoca la dieta di Augusta, in occasione della quale Melantone propone una forma di luteranesimo moderata, la Confessio augustana, volta a mediare fra cattolici e protestanti, ma il tentativo fallisce. I principi e le città che rifiutano di tornare al cattolicesimo stilano un documento di protesta contro l’imperatore (perciò i cristiani riformati sono detti protestanti).
Negli anni successivi continuano i tentativi di conciliazione: a Ratisbona, ad esempio, ci sarà un incontro nel ’41, in cui il cardinale Contarini, cerca invano di raggiungere un compromesso. In seguito si passa alle azioni militari: i principi protestanti, sostenuti dalla Francia, fondano la lega difensiva di Smalcalda. L’esercito imperiale non riesce a riportare vittorie risolutive. Dopo una lunga fase di stallo, nel 1555, con la Pace di Augusta, Ferdinando d’Asburgo riconosce la professione del luteranesimo nei territori soggetti a principi protestanti e per il principio del cuius regio eius religio i sudditi devono professare la religione del loro sovrano. Si tratta quindi di una tolleranza religiosa molto elitaria, da cui vengono esclusi i sudditi, e volta a placare la crisi religiosa e la guerra civile in cui era caduto l’impero.