Il Risorgimento: Giovine Italia e Neoguelfismo

L’Italia si trova coinvolta in tutti i cicli rivoluzionari che seguono il Congresso di Vienna (1814-15), segno della diffusione delle idee nazionali e dei movimenti ispirati al discorso nazionalista. Questi movimenti sono diffusi soprattutto nelle città: le zone rurali rimangono per lo più estranee ai tentativi rivoluzionari e tendono a riversare i loro disagi sociali nel brigantaggio, che si disinteressa delle aspirazioni all’Indipendenza o alla Costituzione, aspirazioni che restano circoscritte nei confini urbani. Un altro punto debole dei movimenti nazionalisti è rappresentato dalle divisioni interne: alcuni vorrebbero uno stato unitario e altri una federazione che rispetti le particolarità regionali, alcuni rimangono legati alla monarchia e altri sostengono la repubblica. Le due principali correnti che dividono il movimento nazionale italiano, come accade anche nel resto d’Europa, sono quella democratica e quella liberal-moderata, rappresentate a partire dagli anni ’30, dalla Giovine Italia e dal Neoguelfismo.Oltre alla propaganda svolta da questi movimenti, contribuiscono a diffondere le idee sulla nazione le opere d’arte, che diventano strumenti di una modalità di comunicazioni politica chiamata da G. Mosse, estetica della politica: romanzi, poesie, melodrammi, pur nella loro varietà di generi e stili, costruiscono un’immagine coerente del mito della nazione italiana e del perché bisogna combattere per essa. Gli artisti e gli intellettuali, in Italia come altrove, riconoscono nella patria una comunità di parentela legata da fattori biologici e culturali. Viene sottolineata la condivisione della religione, della lingua e della storia, viene presentata la necessità di riscattare un passato comune fatto di decadenza, oppressione straniera e divisioni interne. Questo nucleo teorico viene animato da personaggi carichi di valenze simboliche: l’eroe nazionale pronto a sacrificarsi per la salvezza della patria che deve risorgere da uno stato di disonore, l’eroina virtuosa e casta di cui viene minacciato l’onore e il traditore, che è la causa diretta della sventura degli eroi e di tutta la comunità nazionale. Le nuove aspirazioni politiche si vanno così ad intrecciare con la tradizione religiosa, le visioni sui generi e i sistemi valoriali vigenti: tutti elementi che si presentano ad un pubblico già culturalmente pronto ad accoglierli; la coscienza della popolazione italiana da un lato si è formata sulla tradizione cristiana e dall’altro continua ad esprimersi nel linguaggio dell’onore (basti pensare alla diffusa pratica del duello), perciò non stupisce che le eroine vengano spesso accomunate a sante martiri o alla Vergine e che il sacrificio dell’eroe rimandi a quello di Gesù (uno è testimonianza della caduta nel peccato, l’altro è testimonianza della divisione della nazione e dell’occupazione straniera

La Giovine Italia di Mazzini

La Giovine Italia viene fondata nel 1831, a Marsiglia, dove Mazzini si trova in esilio dopo il tradimento di un infiltrato nella Carboneria. Pochi anni prima Mazzini si era affiliato ad una vendita genovese ed aveva anche contribuito alla fondazione di una vendita Livornese, ma la sua nuova rete organizzativa, la Giovine Italia, nasce come un’associazione politica diversa dal modello carbonaro, volendo essere più efficace nella propaganda e nelle azioni eversiva. Le vendite carbonare sono nuclei operativi autonomi, privi di un coordinamento generale e di una chiara illustrazione del programma da seguire. Gli affiliati della Giovine Italia, invece, devono svolgere una propaganda diretta attraverso giornali, opuscoli e fogli volanti che chiariscano gli obiettivi programmatici. Lo scopo centrale, come Mazzini dichiara nell’Istruzione generale per gli affratellati alla Giovine Italia, è quello di creare uno Stato Italiano unitario, repubblicano e democratico (viene scartata la possibilità della federazione, perché alimenterebbe il localismo e le divisioni). Per raggiungere lo scopo bisogna promuovere insurrezioni militari contro tutti gli stati italiani e organizzare bande armate che oppongano resistenza agli eserciti regolari. Durante il periodo di guerra deve esserci una dittatura in grado di assicurare la vittoria, dopo la quale il popolo potrà eleggere un’Assemblea costituente.
Mazzini e consapevole che per mettere in atto tutto ciò è essenziale il sostegno delle masse e per conquistarlo bisogna convincere il popolo che la rivoluzione nazionale avrà effetti immediati sulle condizioni di vita, perciò elabora anche una politica economica che, si prevede, garantirà l’occupazione attraverso i lavori pubblici, introdurrà una tassazione progressiva sui redditi ed impedirà l’eccessivo accumulo di ricchezze, regolando le successioni ereditarie.
I primi militanti vengono reclutati a Marsiglia e nel resto della Francia fra gli esuli politici. Le prime reti si affermano a Genova e a Livorno, due porti direttamente legati a Marsiglia, per poi diffondersi nelle città universitarie. Mentre nelle città il proselitismo può essere svolto nelle case private o anche nei locali più frequentati, nelle zone rurali è più pericoloso fare propaganda orale e l’analfabetismo è più diffuso, per cui far circolare programmi scritti si rivela inutile. Solo nelle aree urbane l’iniziativa riscuote successi, sia tra i membri della borghesia e della nobiltà liberale, sia tra gli operai e gli artigiani. Nel 1833 viene organizzato il primo tentativo insurrezionale che, se non fosse stato scoperto, sarebbe scoppiato in Piemonte e a Genova. Ma per fare propaganda e proselitismo, la Giovane Italia ha bisogno di una struttura aperta e dinamica e di conseguenza esposta all’infiltrazione di spie. Nonostante i molti arresti e le esecuzioni, già nell’anno successivo vengono tentate un’invasione della Savoia, che fallisce, e un’insurrezione a Genova, per la quale collabora anche Garibaldi e che viene ugualmente scoperta. In questo modo si chiude la prima fase di vita della Giovane Italia.
Mazzini, espulso dalla Francia, si rifugia a Berna dove, nel 183434, rilancia la sua azione politica con un’associazione ancora più ambiziosa, la Giovine Europa, che ha come obiettivo l’autodeterminazione delle Nazioni, la liberazione di quelle oppresse e la costruzione di nuovi stati-nazione, ad esempio in Polonia e in Germania. Da quest’azione dovrà sorgere una nuova Europa, in cui le nazioni coopereranno per il benessere generale. Tuttavia anche le autorità svizzere decidono di espellere Mazzini, che si trasferisce a Londra, dove nel ’39 fonda la seconda Giovane Italia. Il programma ruota sempre intorno all’unificazione e l’indipendenza, ma si arricchisce delle rivendicazioni proprie del movimento operaio inglese, come aumenti di salario e riduzioni dell’orario lavorativo. Nel frattempo in Italia, tra il ’43 e il ’45 vengono tentate altre tre insurrezioni ispirate al modello della Giovine Italia, ma non volute direttamente da Mazzini. La prima interessa la Romagna, la seconda la Calabria, dove i fratelli Bandiera, ex ufficiali della Marina Austriaca cercano di aizzare le masse contadine, ma vengono fucilati dai militari borbonici e l’ultima è un vano tentativo di sollevazione a Rimini. Questo succedersi dei fallimenti fa sempre più decadere la popolarità di Mazzini.

Il Neoguelfismo di Gioberti

La radicale linea politica di Mazzini, per un’Italia democratica e repubblicana, si scontra, nel corso degli anni Trenta, con un nazionalismo più moderato, d’ispirazione monarchico-costituzionale. Questa concezione si sviluppa nei salotti delle famiglie alto-borghesi o nobiliari di Milano, Torino e Firenze e nel circolo di Giovan Pietro Vieusseux, fondatore del Gabinetto scientifico-letterario e della rivista Antologia. Ad offrire un programma politico compiuto da contrapporre a quello di Mazzini è il sacerdote Vincenzo Gioberti che pubblica a Bruxelles Del primato morale e civile degli italiani. Gioberti, che fra l’altro aveva contribuito con la Giovine Italia e perciò si trovava in esilio in Belgio, si allontana da Mazzini nel sostenere che il popolo italiano, non essendo ancora un fatto reale, ma solo un desiderio, non può essere il soggetto dell’azione politica, perciò il Risorgimento Nazionale deve essere portato avanti dalla monarchia e dall’aristocratica: in particolare i vari stati italiani dovrebbero pacificamente unirsi in una confederazione presieduta dal papa, in ragione della sua superiorità etica, perciò questa linea politica prende il nome di Neo-guelfismo. Il primato morale che Gioberti attribuisce agli italiani è dovuto proprio al fatto che la loro identità nazionale si era formata attraverso la religione cattolica e la guida papale. Le riforme istituzionali proposte da Gioberti sono abbastanza esigue: basterebbe introdurre un Consiglio civile per stringere i rapporti di cooperazione tra i sovrani e le élite. Sebbene appaia abbastanza agevole, il programma è per alcuni versi irrealizzabile, poiché non esamina il ruolo che dovrebbe ricoprire l’Austria e non tiene conto dell’atteggiamento reazionario di Gregorio XVI. Il nobile piemontese Cesare Balbo, che sostiene la soluzione confederale data la varietà delle culture italiane, ritiene di poter aggirare questi problemi negando l’ipotetica presidenza al papa e presentando la sua teoria dell’inorientamento dell’Austria, per cui una volta caduto l’impero ottomano l’Austria potrebbe ottenere dei territori nei Balcani e di conseguenza liberale il Lombardo-Veneto. In attesa che quest’eventualità abbastanza utopica si realizzi, gli altri sovrani italiani dovrebbero introdurre riforme che migliorino gli eserciti ed incentivino gli scambi commerciali e gli studi sulla storia e la lingua italiana, mentre l’introduzione di organi rappresentativi, come i Parlamenti, non è secondo lui indispensabile.
Diversi intellettuali e politici, fra cui Gino Capponi, Massimo d’Azeglio, Camillo Benso, discutono questa linea politica, che nel corso degli anni ’40 diventa il programma indipendentista più credibile, da un lato perché la Giovine Italia entra in crisi, e dall’altro perché Gregorio XVI muore e il successore Pio IX sembra incarnare pienamente la figura del papa liberale riformista: infatti concede l’amnistia ai detenuti politici, attenua la censura ed istituisce un organo consultivo, la Consunta di Stato. Inoltre lo Stato pontificio, il Gran Ducato di Toscana ed il Regno di Sardegna avviano trattative diplomatiche per la costruzione di una lega doganale, cosicché vari punti del programma neoguelfo trovano una conferma.