Magia, religione e scienza
James George Frazer (1854-1941) insegnò antropologia sociale a Liverpool e a Cambridge ed è l’autore di Il ramo d’oro, Studio sulla magia e la religione, un’opera che collega il pensiero magico con quello religioso e questo con il pensiero scientifico, nell’idea che magia, religione e scienza siano le tappe del progressivo sviluppo della razionalità umana. La pratica della magia, volta ad esercitare un controllo sulla natura, caratterizzava una fase dello sviluppo intellettuale nel quale l’uomo ignorava i reali rapporti causali che dominano l’esperienza oggettiva. Quando ci si accorse che la magia non aveva successo, gli uomini cercarono di accattivarsi il favore delle potenze della natura dando luogo alla religione. Alla fine si resero conto che il modo più proficuo per controllare la natura era la scienza, l’osservazione dei fenomeni e la ricerca delle leggi fisse che li determinano. Ritroviamo quindi gli elementi teorico-ideologici tipici dell’evoluzionismo vittoriano: la storia vista come una successione di fasi, l’idea di un progresso dall’inferiore al superiore ed anche la presenza di sopravvivenze, elementi culturali nati in fasi anteriori e conservatisi in quelle successive.
La magia stabilisce dei nessi causali di tipo simbolico, mentre la scienza basa il processo di causalità su un piano empirico. Inoltre sia la magia che la scienza nascono per rispondere alla medesima esigenza umana, quella di controllare e manipolare la natura. Si credeva che attraverso delle pratiche simboliche si potessero manipolare il mondo naturale e anche quello sociale. A differenza della religione la magia non rimanda a un piano trascendentale di forze soprannaturali, ma cerca di intervenire simbolicamente sulla natura e sulla società senza invocare un ente ultraterreno per richiederne degli effetti sul piano terreno. Questa capacità di interagire con la divinità conferisce allo stregone un’autorità che lo porta a diventare un re sacro. Nelle società tradizionali il potere è sempre associato a un legame con il piano trascendente, ma anche nelle società complesse la regalità era legata alla sacralità, la stirpe reale era considerata più vicina alla divinità rispetto agli altri uomini. La scienza subentra alla religione quando l’uomo comincia ad intervenire sulla natura, non più attraverso mezzi simbolici irrazionali, ma attraverso la logica e la matematica e sulla base di principi empirici di causa-effetto.
*Il potere umano è di tipo simbolico perché la civilizzazione ha separato il potere dalla forza fisica e dal legame con la divinità. Questo perché le forme di adattamento si sono sempre più spostate dal piano materiale della forza a quello spirituale dell’intelligenza. Ci siamo sempre più allontanati dal mondo animale in cui comanda il più forte. Questo discorso è legato anche alla divisione fra generi, forte fra i mammiferi poiché dipendente da questioni biologiche: i tempi di gestazione. L’emancipazione femminile ha avuto luogo in occidente quando la disponibilità di risorse ha consentito di liberarsi dai vincoli naturali. Questa emancipazione deve essere pensata non solo come una questione di genere, ma soprattutto come una necessità ecologica volta a bloccare una crescita demografica insostenibile, determinata dalle innovazioni igienico-sanitarie.
La logica del pensiero magico
Frazer studiò la magia simpatica, in quanto basata sulla partecipazione secondo i due principi di similarità e contatto:
– La magia omeopatica o per similarità cerca di produrre degli effetti per imitazione, ad esempio cerca di evocare la pioggia versando dell’acqua, secondo un nesso di causazione simbolico (il simile produce il simile e l’effetto assomiglia alla causa).
– La magia contagiosa o per contatto si basa sull’idea che le parti in contatto, anche quando vengono separate, rimangono legate e possano agire le une sulle altre. Questo spiega i feticci vudù, o l’uso di bruciare i capelli del nemico per ucciderlo, o l’idea che la lancia dell’eroe sia migliore perché conserva le proprietà di chi l’ha usata. Cessato il contato fisico rimane un’interazione a distanza.
Frazer rintraccia nella magia una logica basata su un’applicazione erronea del principio di associazione delle idee: l’associazione per similarità dà vita alla magia omeopatica, mentre quella per contiguità fonda la magia contagiosa. L’errore sta nel postulare che le cose che si somigliano siano le stesse o che le cose in contatto mantengano per sempre un legame.
Il regicidio
Nel Ramo d’oro Frazer cerca di capire il motivo di una tradizione del mondo classico: si poteva diventare sacerdote del santuario di Nemi prendendo un ramo da un albero sacro e uccidendo il sacerdote in carica. Frazer non rimase nei confini del mondo classico, ma compì un’indagine etnografica a largo raggio, andando a studiare i miti e le pratiche analoghe svolte in altre società del mondo, nell’idea che il viaggio nello spazio presso le società semplici di interesse etnografico corrispondesse a un viaggio nel tempo presso i nostri antenati. Comparando le varie culture (un approccio che getta le basi della mitologia comparativa), Frazer notò un aspetto in comune: i re mistici venivano messi a morte quando si indebolivano. Questa pratica si può spiegare tenendo conto di due prerogative del re: l’essere un’incarnazione della divinità dalla quale dipende la salvezza del gruppo e l’essere una rappresentazione vivente dell’ordine sociale. Le società antiche avevano la necessità di adattarsi alla natura, per sopravvivere non potevano permettersi un potere debole che avrebbe rappresentato un gruppo debole. I poteri dovevano essere preservati dalla decadenza perciò appena il re si indeboliva qualcuno di più forte prendeva il suo posto, come negli altri gruppi di mammiferi . Nelle società tribali l’autorità politica può essere anche bassissima, nel senso che non è il re che prende le decisioni detenendo tutto il potere secolare-esecutivo, e tuttavia il re ha un’autorità rituale-simbolica altissima perché il suo corpo si identifica con il corpo sociale e quindi non può dare segni di decadenza.
Il tema regicidio rimanda all’idea che il potere sociale sia fondato su un atto originario di violenza. Si può notare un aspetto paradossale nel fatto che l’ordine sociale, nato da una violenza fondatrice, viene costituito proprio per marginalizzare la violenza, per immunizzare la comunità dal propagarsi dell’aggressività. Questo stesso meccanismo si attiva anche quando viene messo a morte un capro espiatorio, come ha osservato Renè Girar: l’atto di concentrare il male tutto da una parte retroagisce sulla comunità che viene totalmente purificata e che può giustificare l’atto eliminatorio nei confronti di ciò che rappresenta tutto il male, con la finalità di creare un ordine in cui regna il bene. Gli uomini hanno il problema di gestire la violenza, che è un elemento sempre presente e essenziale e perciò la inseriscono in dispositivi rituali.