Le guerre d’Italia (1494-1554) – frammentarietà e conflittualità

Il periodo delle guerre d’Italia va dal 1494 al 1554 e vede scontrarsi non solo i vari potentati italiani, ma anche le monarchie europee interessate ad estendere la loro egemonia su un territorio economicamente e culturalmente avanzato e che ospita la massima autorità della cristianità: avere un controllo sul papato significava anche poter influire in qualche modo sul resto d’Europa. L’Italia si trova in uno stato di frammentarietà politica che la indebolisce e la espone alle mire dei nuovi stati monarchici. La sua debolezza politico-militare si manifesta chiaramente in occasione della discesa di Carlo VIII, che attraversa l’Italia senza trovare alcuna resistenza, per poi occupare Napoli nel 1495 (rivendicava la sovranità di quel regno in quanto erede dell’estinta casa degli Angiò). Quest’impresa, sebbene non vada a buon fine, perché papa Alessandro VI riesce a mobilitare una vasta alleanza anti-francese (Venezia, Milano, l’impero e i re cattolici), mostra l’instabilità italiana, dando inizio ad una lunga serie di guerre. Le date principali:

– 1499: il re francese Luigi XII occupa il ducato di Milano rivendicando la sovranità in quanto discendente dei Visconti. In seguito stinge un accordo con Ferdinando il Cattolico per spartirsi il regno di Napoli, ma i due entrano presto in conflitto e Ferdinando ha la meglio.

– 1509: Papa Giulio II si oppone all’espansionismo veneziano il Romagna alleandosi con Ferdinando e con l’imperatore Massimiliano nella lega di Cambrai e vince i veneziani nella battaglia di Agnadello.

– 1513: Luigi XII deve abbandonare Milano in quanto sconfitto dalla Lega santa, promossa sempre da Giulio II al fine di allontanare i francesi dall’Italia. Il suo successore, Francesco I, riesce però a riconquistare il ducato, sconfiggendo Massimiliano Sforza.

– 1516: il trattato di Noyon assegna Milano alla Francia e Napoli alla Spagna. La tregua dura pochi anni, perché il re spagnolo e poi imperatore Carlo V dichiara guerra alla Francia.

– 1526: Francesco I, che era stato fatto prigioniero deve rinunciare ad ogni pretesa sull’Italia, con il trattato di Madrid.

A questo punto papa Clemente VII si rende conto che la maggiore minaccia per i potentati italiani proviene, non più dai francesi, ma dagli Asburgo, dalle forze ispano-imperiali, perciò riunisce insieme Venezia, Milano, Genova, Firenze ed anche la Francia nella lega di Cognac, che tuttavia non riesce a vincere l’esercito imperiale.

– 1527: Carlo V entra in Italia e riesce ad occupare Roma, che viene saccheggiata dai suoi lanzichenecchi, i mercenari tedeschi di fede protestate che profanano i luoghi sacri generando uno sconcerto generale in tutta l’Europa cattolica. Le dirette conseguenze in Italia sono la caduta del governo dei Medici, cosicché Firenze torna ad essere una repubblica, e il cambio di bandiera di Genova che rompe l’alleanza con la Francia e va ad appoggiare l’impero.

– 1529: con la pace di Cambrai Francesco I riconosce il ritorno di Milano al duca Francesco II Sforza, sotto la tutela imperiale, e l’assegnazione a Carlo V di Napoli, delle Fiandre e dell’Artois. Inoltre il papa, che apparteneva alla casa dei Medici, si accorda con Carlo V per ripristinare la signoria medicea a Firenze. Il conflitto franco-asburgico continua, invece, negli anni successivi, senza che i francesi riescano a conquistare territori in Italia, dove Filippo II governa diretta-mente Napoli, Sicilia, Sardegna ed anche Milano, essendo stato investito dal padre del titolo ducale (infatti alla morte di Francesco II Sforza quel ducato, essendo un feudo imperiale, è tornato nelle mani di Carlo V). Gli Asburgo esercitano una certa influenza anche nel resto della penisola, contando sull’alleanza con il ducato di Toscana e quello di Savoia. In conclusione le guerre d’Italia consacrano l’egemonia spagnola sulla penisola.

Frammentarietà e conflittualità interna

L’instabilità politico-militare italiana è dovuta almeno a due fattori: frammentarietà e conflittualità interna. Quanto al primo aspetto, basti pensare che l’Italia settentrionale è divisa in ducato di Savoia, repubblica di Genova, ducato di Milano, repubblica di Venezia e signoria di Firenze, lo stato della Chiesa occupa Lazio, Umbria, Marche e parte dell’Emilia, mentre a sud ci sono i regni di Sicilia e Sardegna, direttamente dipendenti dalla corona di Aragona, e il regno di Napoli governato da un ramo cadetto della dinastia aragonese.

La conflittualità interna aveva caratterizzato la prima metà del XV secolo, poi c’era stato un periodo di stabilità grazie alla stipula della pace di Lodi da parte dei maggiori stati della penisola, ma i contrasti erano poi stati riaccesi dalle pretese francesi sul regno di Napoli, dalla politica di Ludovico il Moro (duca di Milano) e dall’intraprendenza di papa Alessandro VI, interessato a creare un principato fra Marche e Romagna, da affidare al figlio Cesare Borgia (il Valentino).

Anche a Firenze, dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, la situazione è instabile e, in occasione del passaggio di Carlo VIII, la signoria medicea viene rovesciata da una rivolta d’impronta repubblicana (qui si colloca l’esperienza di Savonarola).

Infine c’è da dire che la storiografia italiana d’impostazione nazionalistica ha interpretato questo periodo come l’inizio della dominazione straniera e la fine della libertà italiana e a ciò sarebbe dovuta la tardiva unificazione politica del paese.